Norma Jeane Monroe

Norma Jeane Mortenson Baker Monroe (Los Angeles, 1º giugno 1926 – Los Angeles, 5 agosto 1962) trascorse parte della sua infanzia in famiglie affidatarie, delle quali ricordò la freddezza affettiva e veri casi di molestie.

Iniziò presto a lavorare: operaia alla Radio Plane, impacchettatrice di paracadute, addetta alla verniciatura aeroplani e tutto ciò che poteva permetterle di frequentare scuole di dizione e recitazione. Spronata dai fotografi che ravvisavano qualcosa di speciale in lei, si cimentò come modella e fece alcuni piccoli ritocchi di chirurgia plastica al naso e al mento, ammorbidendo il suo aspetto.

Dopo il primo contratto cinematografico Norma divenne MARILYN MONROE, ma la strada era ancora in salita e per pagare l’affitto dovette posare nuda. Divenuta star del cinema, Marilyn rifiutò i ruoli da oca bionda, esigendo nuovi contratti con maggior margine creativo. Nonostante il premio come migliore attrice straniera ricevuto da Anna Magnani, veniva sempre sminuita dai media che attribuivano il suo successo alla sfarzosità dei suoi abiti. Marilyn tacitò i detrattori con un’idea geniale che fece scuola: posò per una serie di scatti dove indossava solo un sacco di iuta, dimostrando di possedere un fisico proporzionato e una classe impareggiabile.

Guerriera sin da piccola, accettò la diagnosi di displasia congenita dell’anca, che usò per incantare il pubblico con la sua inconfondibile camminata, e i dolori e gli aborti che la grave endometriosi le procurava. Dotata di voce melodiosa, sfruttò tutte le sue conoscenze per far assumere Ella Fitzgerald nel più famoso jazz club, dando una bella spinta all’integrazione razziale. Bella, brava e generosa stava cambiando le regole del mondo.

Appagava la sua sete di conoscenza tra i migliaia di libri della sua biblioteca: non solo poesia e teatro, ma anche letteratura e filosofia per nutrire la sua intelligenza superiore - già intuita da Albert Einstein e quantificata in seguito come pari a 165. Dimostrò alle donne, facendo passare questa informazione nell’inconscio collettivo femminile, che è possibile essere belle e intelligenti in egual misura.

Testo di Tiziana Ghiggia

Illustration by Michela Chiarelli

Norma Jeane Mortenson Baker Monroe (Los Angeles, 1 June 1926 – Los Angeles, 5 August 1962) spent part of her childhood in foster families, of which she remembered the cold affection and real cases of abuse.

It wasn’t long before she started working: a worker at Radio Plane, a parachute packer, an aeroplane painter and everything that could allow her to attend diction and acting schools. Spurred on by photographers who saw something special in her, she tried modelling and had some minor plastic surgery touches on her nose and chin, softening her appearance.

After her first film contract, Norma became MARILYN MONROE, but the road was still uphill and to pay rent she had to pose nude. Having become a film star, Marilyn refused “blonde-goose” roles, demanding new contracts with greater creative margin. Despite the award for Best Foreign Actress received by Anna Magnani, she was always belittled by the media who attributed her success to the sumptuousness of her dresses. Marilyn silenced her detractors with a brilliant idea that she set in stone: she posed for a series of shots where she was wearing only a jute sack, demonstrating that she had a proportionate physique and unparalleled class.

A warrior since she was little, she accepted the diagnosis of congenital hip dysplasia, which she used to enchant the public with her unmistakable walk, and the pain and miscarriages that severe endometriosis caused her. Gifted with a melodious voice, she used all her knowledge to get Ella Fitzgerald hired in the most famous jazz club, giving a big boost to racial integration. She was beautiful, good and generous, she was changing the rules of the world.

She satisfied her thirst for knowledge among the thousands of books in his library: not only poetry and drama but also literature and philosophy to nourish her superior intelligence - already intuited by Albert Einstein and later quantified as equal to 165. She demonstrated to women, passing this information into the female collective unconscious, that it is possible to be beautiful and intelligent in equal measure.

Translated by Tanya Gervasi

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